La tanta neve accumulatasi durante l’inverno si è ormai sciolta e i paesaggi della montagna si sono nuovamente rinverditi con i colori accesi della primavera.
Con la ricomparsa del fogliame sui numerosi alberi e dei coloratissimi fiori nei campi si respira di nuovo quel senso di purezza incontaminata che solo la natura può offrire. La bellezza della montagna non è rappresentata solamente dall’attrattività ludica durante la stagione invernale bensì dalla sua potenza intrinseca sprigionata durante le stagioni primaverile ed estiva.
Immergersi nella natura facendone esperienza attraverso tutti e cinque i sensi permette di staccare per qualche ora dalla routine quotidiana riallacciando i propri ritmi con quelli naturali. I suoni della foresta, il profumo degli alberi, i raggi del sole che filtrano tra le foglie e l’aria pulita ci donano un senso di benessere che allevia lo stress e le preoccupazioni aiutandoci a schiarire i pensieri e a ritrovare buonumore, energia e vitalità.
La consapevolezza intuitiva e istintiva di tutto ciò è radicata nel nostro animo, tuttavia si tratta di una sensazione profonda e difficile da descrivere.
In Giappone questa sensazione è espressa col termine yugen. Esso riguarda il nostro mondo ma ci suggerisce l’esistenza di qualcosa al di fuori, rappresenta la capacità di percepire la bellezza e i misteri dell’universo.
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Qing Li., Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi, 2018
Secondo i dati della Divisione per la popolazione delle Nazioni Unite la continua crescita demografica porterà la popolazione mondiale a raggiungere i nove miliardi di abitanti entro il 2050 e il 75% di essi vivrà nelle città: una triste parabola che ci sta portando a vivere sempre più al chiuso.
Ad oggi l’essere umano vive più del 90% del suo tempo in ambienti chiusi, il che equivale a passare all’aria aperta solo mezza giornata a settimana.
Per il buddhismo zen le scritture più importanti sono racchiuse nel paesaggio e il testo sacro di riferimento è rappresentato dalla natura. Immergersi in essa non significa fare una semplice camminata ma entrarne a far parte: aprire i sensi e assimilarne l’essenza.
Cosi facendo si pratica ciò che in Giappone viene chiamato Shinrin-yoku1, tradotto letteralmente come “bagno nella foresta”. Lo Shinrin-yoku non è una forma di esercizio fisico, un’escursione o una variante del jogging ma qualcosa di più profondo: consiste nell’entrare in contatto con la natura, nel connettersi ad essa attraverso le sensazioni fisiche.
L’idea che il contatto con la natura sia un’esigenza biologica imprescindibile per l’essere umano prende il nome di biofilia ed è stata avanzata nel 1984 dalla teoria del biologo americano E. O. Wilson. Siccome la nostra specie si è evoluta nella natura sentiamo l’esigenza di mantenere un legame con essa. Ci troviamo a nostro agio negli ambienti incontaminati perché è lì che abbiamo trascorso gran parte della nostra esistenza.
Lo Shinrin-yoku rappresenta il ponte che colma l'attuale divario tra l’uomo e il mondo naturale.
Nel 1982 il Giappone varò un programma nazionale di salute pubblica basato su questa pratica designando come primo sito sperimentale la foresta di Akasawa nella prefettura di Nagano.
Alla luce di una serie di indagini emerse che gli effetti positivi erano molteplici: si riduceva la pressione sanguigna, migliorava la salute cardiovascolare e metabolica, riduceva i principali ormoni responsabili dello stress come cortisolo e adrenalina, calavano i livelli di zucchero nel sangue e veniva stimolata la concentrazione e la memoria. In particolar modo praticare lo Shinrin-yoku aiutava i partecipanti a dormire meglio. Dopo una camminata di due ore il tempo di riposo aumentava in media del 15%, ovvero di 54 minuti a notte, garantendo un riscontro positivo sull’attività lavorativa giornaliera.
Vivere la montagna significa specialmente questo: immergersi nel suo paesaggio aprendo la mente e il corpo a una serie di esperienze che ci permettono di evadere dalla vita frenetica di tutti i giorni e di rigenerarci.
Un’immersione di quattro ore per un percorso di circa cinque chilometri annusando i profumi degli alberi, ascoltando i suoni del bosco e soprattutto gustando ciò che la natura ha da offrire è una semplicissima via per sintonizzarci dopo tanto tempo con la nostra vera essenza.
Marco Cioni
Fotografie di Pietro Bassetto
1 Qing Li., Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi, Milano, Mondadori, 2018
Fontana del tenente (Lago della Ninfa)
Trasparenze nel bosco di faggi
Antica mulattiera nel bosco di faggi
Prato degli sciamanini
Orchidea selvatica solitaria in un prato spontaneo